è senza dubbio ormai una mania quella dei distintivi, ma una mania così generalizzata, che accettarla diventa una necessità”(…)“più che con mente di artista, con impeto d’amore e di fede, nacque il nostro distintivo”.

ci individuerà fra i mille e mille pellegrini di Lourdes; darà opportuno risalto alla nostra personalità collettiva di ospitalieri italiani; ma soprattutto e più di tutto in esso si inciderà plasticamente il programma di idealità e di azione che l’Oftal si è prefisso”.
Per Mariam ad Jesum, fu sempre il concetto animatore di ogni nostra attività lourdiana. Giungere a Cristo Redentore e Salvatore attraverso Maria Immacolata. Meglio non poteva interpretarlo l’artista, che raccogliendo nello scudo crocisegnato l’immagine benedetta della Vergine Maria nella Grotta di Lourdes e l’Ostensorio in cui s’aureola d’oro l’Ostia consacrata. Perché non dimenticassimo che se Lourdes è il Regno di Maria, Maria stessa là ci vuole prostrati ai piedi del suo dilettissimo Figlio.

Pertanto s’incide nel distintivo un grande cuore, che è il compendio di quelli di Gesù e di Maria, nei quali l’umanità sofferente e dolorante ripone lo spasimo delle proprie miserie, ai quali lancia il grido della propria angoscia, nei quali confida il segreto delle proprie pene, ai quali affida l’ansia delle proprie speranze.

Non si è perfezionata forse proprio sulla Croce ed ai piedi di essa, nella suprema sofferenza d’un cuore di figlio, nella più terribile angoscia d’un cuore di Madre, la fusione dell’umanità di Dio fatto Uomo con la divinità della Vergine Assunta da donna a Madre di Dio? Non fu proprio in quel momento che il cuore affranto di Maria si apriva a tutti i dolori ed a tutte le miserie umane, ricevendone la divina investitura di madre di tutti gli uomini?

Opportuna era la Croce ancora sul nostro distintivo, perché ciascuno di noi portandolo e guardando ad essa, ricordasse che la nostra Opera e la missione nostra devono permearsi di sacrificio e perfezionarsi nel sacrificio.

Nell’azzurro svolazzo di un nastro che s’avvolge al grande cuore come s’avvolgeva un giorno il serico nastro ai fianchi di Colei che si degnò apparire nella Grotta Santa alla piccola Bernardetta, brillano a caratteri d’oro le iniziali della nostra opera. Oh! Possano esse incidersi così a caratteri luminosi ed indelebili nel vero, grande Cuore che è lassù; e da Cui solo dipende la prosperità della nostra associazione.

Il rosso d’un cuore ardente d’amore; il bianco d’una Croce che, se fu altare di sacrificio, fu indistruttibile pegno di fede, spiccano vivi sul verde dello scudetto del nostro distintivo. Si intrecciano così coi simboli della nostra religione, i colori della nostra patria; ed ancora una volta si fondono assieme due grandi ideali cui s’informa della nostra vita di cattolici e di italiani.

Piccoli segni d’oro o d’argento, sul nastro bianco-azzurro, diranno al mondo gli anni da ciascun di noi compiuti al servizio dei nostri ammalati in terra lourdiana; gerarchia di anzianità e di meriti. Valga essa per ottenerci di potere un giorno ritrovarli segnati tutti lassù nel grande libro ove si leggono le sole cose eterne, gli anni in cui avrem servito in ognuno dei nostri carissimi ammalati, Cristo stesso Signore nostro. Non avremo fidato invano della sua Grande promessa.

Gennaio 1934 – Mons. Alessandro Rastelli